Una famiglia di pastori protestanti vive in costante paura

Molti cristiani vivono nella paura. I buddisti radicali, difatti, se la prendono sempre più apertamente alle minoranze religiose.

Pastor Joseph e sua moglie non si lasciano scoraggiare dai continui attacchi degli estremisti buddisti (csi)

Durante il mio ultimo soggiorno nel paese incontrai molti cristiani, ma anche musulmani e indù, che sono stati vittime del crescente odio degli estremisti buddisti. Uno di loro, il pastore Joseph*, dichiara apertamente: “Non scorre nemmeno un giorno senza manifestazioni di odio dei buddisti radicali”.

Persino vecchi amici sono contagiati dall’odio degli estremisti

Joseph spiega come buddisti e cristiani vivessero a lungo pacificamente a lato a lato. La situazione è oggi completamente mutata: insulti da parte degli abitanti buddisti del paese, soprusi fisici, incendi di case e chiese, esclusione dei bambini dalla scuola, taglio dell’acqua e dell’elettricità sono all’orfine del giorno. “Mi rattrista davvero osservare come persino vecchi amici sono stati contagiati dall’odio e si appartano da noi”.

Una vittoria sull’estremismo

Nelle campagne esistono cosiddetti “Comitati di sepoltura”. Oltre a occuparsi dei funerali, questi amministrano una cassa comunale per casi di emergenza e festività. Esserne esclusi significa essere esclusi dalla comunità del paese. Dopo l’esclusione di pastor Joseph da questo comitato, i partner di CSI nel paese impugnarono questa decisione davanti al tribunale. Dopo lunghe udienze  fu revocata la decisione – un segnale forte contro l’estremismo buddista. “Siamo davvero molto soddisfatti della decisione del giudice”, dichiara l’avvocata Esther*. “Un verdetto contrario avrebbe scatenato una marea di nuove discriminazioni nel paese intero”.

Sott’osservazione

Nel paese di Joseph i cristiani sono sotto stretta osservazione. “Ogni nostro passo è registrato. Gli estremisti sanno sempre, dove siamo e cosa facciamo”, spiega il pastore. ”Verso fine 2017 la nostra casetta fu bersagliata con grandi sassi. Le finestre e parte del tetto furono distrutti. Al momento dell’attacco eravamo con i bambini a casa: questo traumatizzò i nostri figli, che a lungo andarono a nascondersi non appena udivano all’esterno voci. Il sentimento di sicurezza a casa torno soltanto dopo tanto tempo. La paura però rimane”.

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